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Robot sempre più performanti e lavoratori sempre più alienati: è questo il prezzo dell’automazione?

La robotizzazione e l’automazione del lavoro sono una realtà. Sono molti infatti i processi industriali e logistici che vedono l’implementazione di macchine in grado di eseguire le operazioni più velocemente e meglio dell’umano. Bene… si o no? Secondo noi: dipende!

Dipende dal contesto e da come l’innovazione viene introdotta, soprattutto proprio nel rapporto/confronto con il lavoratore umano.

Un luminare come Paolo Crepet, in un libro uscito nel 2018, a tal proposito diceva:
“Qualcuno afferma che stanno nascendo e cresceranno nuove professionalità, nuove mansioni, ma occorrerà valutare a quali reali condizioni e con quale bilancio finale tra vecchi posti di lavoro persi e nuovi introdotti dalla rivoluzione digitale”.
Una riflessione, quella di Crepet, che incarna un timore molto diffuso: essere sostituiti da una macchina, un robot, un algoritmo e perdere il lavoro. Il nostro settore, quello del cleaning, non è esente da questa preoccupazione che aleggia sopra il mondo del lavoro. Basti pensare alla cronaca che ci racconta di lavapavimenti a guida autonoma intenzionalmente sabotate dai lavoratori per paura che, l’introduzione delle nuove macchine, possa mettere a repentaglio la loro posizione lavorativa.

Senza arrivare alla perdita del lavoro, ci sono però anche altri timori che hanno i lavoratori riguardo all’introduzione delle macchine a guida autonoma: la paura di non riuscire a formarsi adeguatamente, la paura di perdere il contatto umano dovendosi interfacciare solo con macchine, il timore che il lavoro non venga eseguito effettivamente bene o meglio dalla macchina… solo per dirne alcuni.

Sarebbe inutile liquidare questi timori semplicemente decantando le doti dell’innovazione e del progresso, dicendo ai lavoratori che così saranno più liberi di fare attività non ripetitive e dal valore aggiunto.

Certo, il concetto è giusto. Secondo noi è proprio questo il senso della tecnologia innovativa: sgravare l’uomo e facilitare le sue attività.
Il punto è che, una volta che l’uomo è stato sgravato dal suo lavoro monotono e ripetitivo, devono esserci le condizioni che gli assicurino di poter impiegare il suo tempo in modo costruttivo, soddisfacente, in attività che gli consentano accesso a risorse economiche sufficienti e, perché no, anche in attività che lo possano appassionare.

Quindi il fulcro della questione non è tanto se introdurre oppure no le tecnologie più innovative, proprio come le lavapavimenti a guida autonoma per continuare con lo stesso esempio. Il cuore della questione è, più probabilmente, il processo e il contesto in cui l’innovazione viene inserita e soprattutto integrata nel luogo di lavoro.

In Adiatek ad esempio abbiamo deciso di parlare con gli operatori, chiedendo a loro, dopo un periodo di prova, di raccontarci com’era stato lavorare con la R-Quartz, la nostra lavasciuga pavimenti a guida autonoma. Per noi è stato illuminate avere il loro parere, coinvolgerli in questo processo di innovazione continua che, a nostro avviso, non può prescindere dall’esperienza umana e dalla qualità del lavoro.

 
I risultati della nostra indagine sono stati rassicuranti. Un modo positivo per far entrare la tecnologia nel nostro quotidiano c’è. Abbiamo constatato infatti che, nelle realtà in cui è stata introdotta la R-Quartz, nessuno ha perso il lavoro per motivi correlati alla macchina. Anzi. In queste realtà si sono aperte nuove posizioni, grazie a questa macchina, per tecnici, venditori, specialisti…

I tecnici inoltre, a cui abbiamo chiesto di dare una valutazione da 1 a 5 su vari aspetti della macchine, hanno valutato con il massimo punteggio tutti gli aspetti riguardanti l’interazione uomo/macchina, proprio quelli che creano più perplessità: la comunicazione con la macchina, la sicurezza in presenza di pubblico, la velocità di lavoro autonoma, la semplicità nell’imparare ad utilizzarla e interfacciarsi con la stessa.

Insomma: continua la saga dell’eterno dualismo tra natura e tecnica, da sempre 2 facce della stessa medaglia. Anche questa volta toccherà all’uomo trovare il suo equilibrio tra progresso e benessere.

E secondo noi si può fare! Persone e robot possono andare d’accordo.

Cosa ne pensate? Cosa sta succedendo nelle vostre aziende?